Rapporto Bankitalia - L'economia della Sardegna (n. 22/12)

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Presentanto a Cagliari il consueto rapporto della Banca d'Italia sull'economia in Sardegna, che evidenzia notevoli criticità. Nel 2011 l'economia dell'Isola ha incontrato infatti sempre maggiori difficoltà nell'affrontare e superare il periodo di crisi che si protrae dal 2008.

In base ai dati di Prometeia il PIL è rimasto pressoché stabile (-0,2 %): il recupero manifestato nel 2010 e nella prima parte del 2011, si è successivamente interrotto. Su questo hanno pesato il rallentamento congiunturale nazionale e internazionale e il peggioramento delle aspettative in concomitanza con l'acuirsi, dall'estate, della crisi dei debiti accumulati anche da parte dei Paesi più industrializzati.

Sull'andamento generale ha inciso la dinamica del settore industriale, dove si è registrata una contrazione dell'attività e degli ordini in oltre il 40% dei casi, mentre solo un terzo delle aziende ha indicato un'espansione.  Diminuisce il valore delle esportazioni  e nel comparto delle costruzioni si è confermata la debolezza del mercato immobiliare e la riduzione dei livelli produttivi, mentre aumentano solo le ristrutturazioni. Nel commercio soffrono di più i piccoli esercenti. E sono al palo anche turismo e trasporti.

Nella media del 2011, secondo l'indagine della Banca d'Italia sulle imprese industriali, alla tenuta del fatturato si è accompagnata una contrazione dei livelli produttivi e degli investimenti. Le esportazioni al netto del settore petrolifero sono aumentate in misura modesta nella media dell'anno e si sono ridotte negli ultimi due trimestri. Dopo il forte calo del 2008-09, la ripresa delle vendite all'estero della Sardegna è stata molto limitata, sia nel confronto con l'Italia sia in relazione ai risultati di altre regioni europee con caratteristiche simili.

Gli ultimi dati disponibili relativi al primo trimestre di quest'anno, indicano un ulteriore peggioramento della situazione sul mercato del lavoro e una netta crescita del tasso di disoccupazione nell'Isola, che colpisce soprattutto i più giovani fra i 15 e i 34 anni che non lavorano e non studiano: più a rischio i laureati in materie umanistiche e sociali.

Nei servizi l'attività ha rallentato, risentendo del recente indebolimento della capacità di spesa delle famiglie e del deterioramento delle prospettive di ripresa nel corso dell'anno; la domanda rivolta alle imprese del turismo è ulteriormente diminuita, anche se nei servizi sono aumentati gli addetti

I prestiti alle imprese regionali sono diminuiti, a fronte di una moderata crescita nella media italiana; vi ha contribuito il calo nel settore dei servizi e soprattutto in quello delle costruzioni a fronte di un modesto incremento dei finanziamenti al comparto manifatturiero. Il ritmo di crescita del credito alle imprese meno rischiose si è mantenuto positivo. I tassi di interesse praticati al settore produttivo sono sensibilmente aumentati, anche in relazione all'aumento delle tensioni sul debito sovrano europeo.

I prestiti alle famiglie, sebbene in espansione, sono cresciuti a ritmo meno intenso rispetto al 2010; la dinamica è stata condizionata dal rallentamento del credito al consumo e dalla riduzione della domanda di mutui immobiliari, sulla quale ha inciso anche l'aumento del costo dei finanziamenti.

La qualità del credito è complessivamente peggiorata. Dopo l'andamento favorevole osservato nel 2010, il flusso di nuove sofferenze in rapporto ai prestiti alle imprese è bruscamente aumentato e anche gli indicatori prospettici segnalano ulteriori possibili difficoltà nella capacità di rimborso da parte delle aziende. Il tasso di deterioramento dei prestiti alle famiglie è rimasto costante, su valori inferiori alla media nazionale.

È proseguito il calo della raccolta bancaria, che ha riguardato principalmente i conti correnti. Il grado di concentrazione del mercato del credito regionale, pur permanendo su livelli superiori a quello italiano, è diminuito rispetto al 2010. Si è ulteriormente intensificato l'utilizzo delle modalità telematiche di accesso ai servizi bancari.

Nel triennio dal 2008 al 2010, la spesa delle Amministrazioni pubbliche locali della Sardegna è aumentata al netto degli interessi dell'1,8 per cento in media all'anno, a fronte di una leggera riduzione per l'insieme delle Regioni a statuto speciale. L'incremento si è concentrato sulle uscite correnti e si è ridimensionato l'ammontare destinato agli investimenti.

Nello stesso periodo le entrate tributarie degli enti territoriali regionali, comprensive delle quote dei tributi devoluti dallo Stato, sono cresciute in media del 7,3 per cento all'anno: alla crescita dei tributi della Regione Autonoma si è affiancata la contrazione di quelli delle Province e dei Comuni.

L'indebitamento delle Amministrazioni locali, pari a 2,3 miliardi, è ulteriormente diminuito nell'ultimo anno, dopo il calo del 2010.

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In allegato il testo integrale del Rapporto n.22/2012 sull'Economia della Sardegna.

Per informazioni rivolgersi all'Associazione degli Industriali della Sardegna Centrale
Referente: Massimo Mereu - Comunicazione Associativa
Telefono: 0784 233311
Fax: 0784 233301
E-mail: m.mereu@assindnu.it

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