Posizione della nostra Associazione sul caso Antica Fornace Villa di Chiesa

Di seguito rendiamo pubblica la posizione espressa dalla Confindustria Sardegna centrale interpellata dalla Nuova Sardegna sul caso Antica Fornace: «Nessuna reticenza o calcolato silenzio da parte della nostra Associazione sulla vicenda Antica Fornace Villa di Chiesa, azienda che abbiamo assistito da diversi mesi per l’attivazione della Cassa Integrazione per una crisi transitoria di mercato e sulla quale in questi giorni si sono accesi i riflettori». Leggi tutto 

«Nessuna reticenza o calcolato silenzio da parte della nostra Associazione sulla vicenda Antica Fornace Villa di Chiesa, azienda che abbiamo assistito da diversi mesi per l’attivazione della Cassa Integrazione per una crisi transitoria di mercato e sulla quale in questi giorni si sono accesi i riflettori. Vero è che la Società, al fine di gestire il calo di commesse e l’esubero di magazzino, ha dovuto ricorrere all’intervento della Cassa Integrazione Guadagni Ordinaria. L’ultima richiesta è stata sottoscritta nel mese di gennaio 2024. Vero è anche che l’azienda ha provveduto ad anticipare ai lavoratori il trattamento di cassa integrazione.

La riduzione di commesse è anche all’origine della decisione aziendale di risoluzione del rapporto di lavoro con apprendisti alla cessazione dei termini previsti (il totale degli apprendisti assunti era di 99 su una forza lavoro totale che fino a pochi mesi fa era di 256 dipendenti, facendone l’azienda più importante del territorio per numero di dipendenti). Detto questo, al momento, la nostra Associazione non ha notizie su ciò che sarà il futuro dell’azienda alla scadenza delle 13 settimane di cassa integrazione, avendo la proprietà manifestato la volontà di interrompere il rapporto con la nostra Organizzazione a decorrere da febbraio 2024: decisione che è il motivo per il quale non abbiamo alcun tipo di aggiornamento sulla situazione aziendale e sull’andamento dell’attività produttiva in pendenza della cassa integrazione ordinaria che presumibilmente cesserà a giugno. 

La nostra Associazione crede fermamente che le imprese siano presidi sociali fondamentali da salvaguardare e difendere, e lo sono ancora di più in un territorio economicamente fragile come il nostro. Alla luce di ciò, consideriamo socialmente importante che un’azienda che opera da decenni nel territorio, e che in questi anni ha beneficiato di ingenti risorse pubbliche a sostegno di nuovi investimenti e nuova occupazione, agisca con la massima responsabilità, trasparenza e disponibilità al confronto. 

D’altra parte riteniamo inutili e dannose diffondere notizie sulla paventata chiusura o dismissione dell’azienda che alimentano soltanto un clima di allarmismo senza averne gli elementi. Così come riteniamo inutili tavoli e riunioni convocati da chi in tutti questi anni non si è mai occupato del sistema economico e produttivo di questo territorio. Siamo sicuri che data la portata dell’azienda in questione, la relativa vertenza industriale sarà comunque oggetto di approfondimento presso i tavoli regionali competenti al fine di tutelare la produzione e salvaguardare l’occupazione in un territorio che da decenni subisce un inarrestabile processo di deindustrializzazione che sta impoverendo in modo irrimediabile il nostro tessuto produttivo e sociale».

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