Il Presidente di Confindustria nazionale Bonomi: è ora di raccontare la verità

«Non ci dicono la verità. Siamo un Paese dove la realtà non viene raccontata. Nessuno ha l'interesse, il coraggio, la volontà di dire come stanno le cose e quello che ci aspetta in autunno». Così il presidente Carlo Bonomi, nel corso del suo intervento al forum digitale dei Giovani Imprenditori dal titolo Ripartenza, Responsabilità, Resilienza. «Manca una quarta R - ha sottolineato Bonomi - è la R di realtà. Perché è sicuramente una realtà che le scelte pubbliche che abbiamo adottato in Italia, con i governi passati, abbiano reso più duraturi gli effetti delle crisi precedenti rispetto a tutti gli altri paesi. È realtà che l'Italia sia l'unico paese europeo che era già in recessione e stagnazione prima dell’impatto del virus e che alla fine del 2019 non aveva ancora recuperato 4 punti di Pil rispetto al 2008.

«Arrivando a tempi più recenti e all'emergenza sanitaria, è una realtà - insiste Bonomi - che le misure economiche adottate siano state molto più problematiche che in altri paesi. In merito al decreto sul sostegno al reddito: su 9 milioni di persone per le quali è stata chiesta la Cig, per quasi 5 milioni di lavoratori è stata erogata dalle imprese. Il presidente dell'Inps si è permesso di insultare le aziende e, pur non avendo ancora risolto il problema, resta al suo posto. Sul decreto liquidità: sappiamo benissimo il calvario che hanno dovuto attraversare migliaia di colleghi imprenditori. Mentre il decreto rilancio è un provvedimento di 266 pagine e 260 articoli, in cui sono richiamate quasi 300 leggi - di cui un decreto Regio del 1910 - e oltre 90 decreti attuativi. Sul decreto semplificazioni non si capisce quali siano gli obiettivi: non basta il nome roboante, bisogna dire qual è l'obiettivo che si vuole raggiungere e come realizzarlo» ha incalzato Bonomi parlando del provvedimento che è stato approvato successivamente dal Governo con la formula salvo intese. «Un elenco di interventi che non indica le priorità, ma solo l'ampiezza dei problemi aperti che abbiamo come paese. Occorre più responsabilità e, conoscendo le tempistiche di attuazione, possiamo immaginare quando il decreto dispiegherà i suoi effetti. Anche per questo ci auguriamo che il Parlamento non chiuda ad agosto».

 

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