Intervento di Bornioli sulla Nuova Sardegna | Nuorese tra incompiute e scenari di rilancio

Si riporta l'intervento di Roberto Bornioli pubblicato sulla Nuova Sardegna lo scorso 11 agosto. «Secondo i recenti dati del Sole 24 ore, il Nuorese, che occupa la 99ª posizione su 103 province italiane, è uno dei territori più colpiti dalla crisi e che meno reagisce ad essa. Si conferma un tessuto economico e sociale molto debole e poco dinamico, una domanda interna che non cresce, redditi bassi e alti tassi di disoccupazione, soprattutto giovanile». LEGGI L'ARTICOLO INTEGRALE IN ALLEGATO

Secondo i recenti dati del Sole 24 ore, il Nuorese, che occupa la 99ª posizione su 103 province italiane, è uno dei territori più colpiti dalla crisi e che meno reagisce ad essa. Si conferma un tessuto economico e sociale molto debole e poco dinamico, una domanda interna che non cresce, redditi bassi e alti tassi di disoccupazione, soprattutto giovanile.

Nuoro e il Nuorese sono il territorio delle eterne incompiute, tanti gli interventi annunciati da anni e ancora inattuati. La caserma di Pratosardo, finalmente terminata, è ancora chiusa, in perenne attesa dell’esercito. La Scuola forestale, finanziata da 11 anni non è ancora stata realizzata. Il campus universitario resta un desiderio inespresso. Si parla da sempre di azioni di valorizzazione dell’area del Gennargentu ma tutto resta nell’ordine degli intenti.

Nuoro è l’unico capoluogo italiano non servito dalle Ferrovie dello Stato e nonostante le cicliche richieste del territorio la strada ferrata non è mai stata neanche programmata. Anche per questo il Nuorese resta di gran lunga la provincia italiana con la peggior dotazione infrastrutturale.

E che dire del tanto annunciato Masterplan per le zone interne? Non è stato neanche avviato, già dimenticato, come per tutti gli interventi per le aree interne sia del Nuorese che del resto dell’isola manca una reale volontà politica per realizzarli.

E anche tutta la recente programmazione territoriale del Nuorese resta un’incompiuta, dai 50 milioni dei Pfsl stanziati e poi in gran parte scippati, ai 55 milioni promessi con il Piano di rilancio del Nuorese ancora sospesi dopo ben 31 mesi di lavori e incontri.

Si sono perse le tracce anche dei milioni stanziati dallo Stato per la Barbagia-Mandrolisai (Strategia Nazionale Aree Interne). Alle incompiute si accompagnano le esclusioni.

Nonostante l’abnorme gap infrastrutturale nel Nuorese non si prevede la realizzazione di grandi opere, programmate invece in altre parti dell’isola. In gran parte il territorio è escluso dal Patto per la Sardegna che prevede 2,9 miliardi per metano, ferrovie, strade, ecc.

A dir la verità è stato programmato il metanodotto Macomer-Ottana-Nuoro, che dovrebbe entrare in funzione nel 2024, ma Barbagia, Baronia e Ogliastra resterebbero comunque escluse. Il Nuorese è stato di recente escluso anche dalle Aree di crisi complesse, che qualche vantaggio lo danno. Porto Torres e il Sulcis sono ricomprese, mentre qui non ci sono i parametri, dicono.

Esclusione in vista anche per le istituende Zone economiche speciali. Preoccupano anche i tagli e i ridimensionamenti di molti presidi strategici. Dopo la chiusura della Banca d’Italia, sono a rischio Camera di Commercio, Consorzio Agrario, gli ospedali di Nuoro e Lanusei, Ailun e molte scuole. Anche i presidi culturali sono in una situazione critica: Biblioteca Satta, Isre, Man scontano perenni difficoltà gestionali e di finanziamento.

Le responsabilità di tutto ciò sono ben distribuite a livello nazionale, regionale e locale. Il Nuorese è ormai area spopolata e marginale, è il territorio dimenticato, il mezzogiorno della Sardegna.

Per invertire la tendenza e puntare a un Rinascimento della Sardegna centrale e delle sue zone interne, il territorio deve reagire coeso, recuperando la capacità propositiva e progettuale della propria classe dirigente. Servono interventi strutturali, organici e non solo annunciati.

Un reale intervento quadro, un progetto strategico che chiediamo da anni. Anzitutto occorre realizzare le incompiute e inoltre colmare il divario infrastrutturale: banda ultra larga, strutture energetiche, strade, ferrovia.

Poi chiedere con forza il decentramento politico e amministrativo. Ancora è bene puntare su un'economia integrata a tutti i livelli ma anche investire sui nostri punti di forza: industrie culturali, valorizzazione dell’ambiente a fini turistici e produttivi (agroalimentare in testa) e manifatturiero che funziona perché è fondamentale produrre beni oltre che servizi. Infine è strategico salvaguardare e potenziare l’Università, presidio fondamentale di cultura e formazione. 

Per informazioni rivolgersi all'Associazione degli Industriali della Sardegna Centrale
Referente: Irene Bosu
Telefono: 0784 233311
Fax: 0784 233301
E-mail: i.bosu@assindnu.it
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