Industria della cultura | Identità e tradizioni asset unici per produrre economia

La cultura e le tradizioni secolari della nostra Isola rappresentano un patrimonio unico, una risorsa che proprio grazie alla sua specificità può costituire una leva straordinaria per la nostra economia. Su questi temi è intervenuto nei giorni scorsi il presidente Bornioli in un articolo pubblicato sulla Nuova Sardegna in occasione della 116ma sagra del Redentore a Nuoro. Pubblichiamo di seguito l'articolo integrale.

È tutta racchiusa nella bellezza elegante delle donne e nell’incedere maestoso dei cavalieri alla Festa del Redentore la forza della nostra cultura millenaria che ogni anno porta a Nuoro diverse migliaia di turisti da tutto il mondo. I nostri beni culturali non rappresentano soltanto uno straordinario attrattore turistico ma anche un asset economico che possiamo valorizzare di più soprattutto in chiave produttiva e imprenditoriale.


Zone interne, un brand da valorizzare A salvaguardare gelosamente questo straordinario patrimonio fatto di identità, tradizioni e costumi unici sono le nostre zone interne, aree tanto ricche dal punto di vista culturale e ambientale quanto sofferenti sotto il profilo demografico, economico e sociale. Ecco perché la nostra Associazione sollecita una maggiore attenzione per le aree interne da valorizzare con specifiche politiche regionali, in linea con gli obiettivi della programmazione Ue 2014-2020 che ha stanziato fondi per le aree interne e per settori chiave come la cultura e l’ambiente.

 

Per far sì che le risorse culturali e ambientali siano sempre di più il motore di sviluppo dei nostri territori c’è ancora tanto da fare. Servono più sinergie tra i settori e soprattutto politiche culturali basate su strategie di lungo periodo. Per esempio, sono ancora troppo pochi i turisti che dalle coste visitano i musei e i beni culturali dell’interno.

 

È assente un sistema cultura, è scarso il coordinamento tra enti e tra il pubblico e il privato. Manca un calendario unico degli eventi. Non esiste un biglietto unico per i musei. È assente un unico portale web che integri offerta turistica e culturale. Perché non attivare una Nuoro Card così da offrire un pacchetto completo con visita ai musei, sconti negli alberghi, promozioni nei negozi e visite ai laboratori di artigianato e dell’agroalimentare? Sono tante le azioni da intraprendere e tantissimi i “prodotti” da offrire per fare economia e creare occupazione valorizzando le nostre specificità.

 

L’economia della cultura Attorno al comparto culturale si muove una miriade di imprese. A Nuoro e provincia è presente un notevolissimo patrimonio composto da 359 siti archeologici, 4 case editrici (tra cui eccellenze regionali come Ilisso), 10 compagnie teatrali, 3 festival internazionali, 15 gruppi di maschere tradizionali, 61 gruppi folcloristici, 73 a tenores, 31 cori polifonici, 32 musei tra cui il Man, il museo del Costume, il Ciusa e le Fondazioni Nivola, Asproni e Cambosu. E ancora il teatro Eliseo, la Biblioteca Satta, l’Isre. L’Università nuorese e l’Ailun. A Nuoro e dintorni sono nati e hanno operato artisti e intellettuali del calibro di Ciusa, Satta, Delitala, Nivola, Deledda, e i contemporanei Fois, Giacobbe, Niffoi. In Europa ci sono città che su un Nobel fondano fette importanti della loro economia, noi invece sembriamo quasi dimenticare che è da questi territori che la Deledda Nobel per la letteratura ha tratto ispirazione e forza creativa.

 

Possediamo risorse culturali straordinarie arricchite ancora oggi da importanti fermenti creativi grazie all’opera di intellettuali, artisti e associazioni.

 

Ma c’è di più.

 

Accanto ai beni culturali in senso stretto, ci sono tutte quelle attività che dalla cultura traggono linfa creativa e competitività, e penso al design, alla moda, alla manifattura evoluta, all’artigianato artistico, a quelle industrie creative che sviluppano servizi per altre filiere e veicolano contenuti e innovazione al resto dell’economia. Tra Nuorese e Ogliastra sono 1541 le imprese culturali con 2700 occupati e 106 milioni di valore aggiunto. Dati di tutto rispetto ma a uno sguardo più attento emerge che il settore culturale vale solo il 4% del valore aggiunto provinciale e lo 0,4 di quello sardo.

 

L’impressione è che i numeri ufficiali registrino solo una parte della fertile realtà nuorese dove vanno avanti, sottotraccia, tante esperienze legate al mondo culturale molte delle quali hanno tutti i requisiti per essere canalizzate verso le forme d’impresa.

Roberto Bornioli 

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