Aree di crisi. Tanti imprenditori scoraggiati. Serve un cambio di passo

Solo il 30% degli imprenditori inizialmente interessati a investire attraverso il programma regionale per le Aree di crisi-Piani di sviluppo locale ha presentato il piano di investimento nella seconda fase appena conclusa. È quanto emerge dall'analisi dei dati sulla Sardegna centrale Nuorese, che comprende i territori attorno alle aree di crisi di Pratosardo, Siniscola, Tossilo e Ottana.

«A fronte di imprenditori ancora disposti a investire, sono tantissimi gli "scoraggiati", coloro che pur inizialmente interessati ad avviare una nuova attività o ad ampliare quella esistente hanno poi rinunciato», spiega il presidente Bornioli a commento delle graduatorie pubblicate dalla Regione al termine della seconda fase. Dall'analisi dei dati emerge che, sulle 321 manifestazioni di interesse ammesse alla seconda fase, sono ben 203 le imprese che si sono ritirate con un tasso di abbandono del 63%. Un atteggiamento più che comprensibile, visto che sono passati più di due anni dalla delibera che dà il via ufficiale alle aree di crisi nel luglio 2012. Due anni durissimi di recessione, in cui sarebbe stato necessario sostenere le imprese, che invece di rinvio in rinvio hanno affrontato nella più totale solitudine la crisi di mercato e di liquidità. Nel Nuorese sono 118 le imprese "coraggiose", ammesse a istruttoria, per un totale di contributi richiesti pari a 18 milioni di euro sui 27 inizialmente previsti per i settori agroalimentare, turistico e manifatturiero.

L'impressione è che siano venuti meno i presupposti alla base dello strumento nato, nelle intenzioni della Regione, per sostenere aziende che operano in aree produttive in crisi. Queste le criticità: 1) Lungaggini e pastoie burocratiche degli uffici regionali preposti hanno allungato allo sfinimento l'iter di presentazione delle domande e per le aziende è stato finora impossibile relazionarsi direttamente con la banca istruttrice incaricata di valutare i progetti e istruire le pratiche. 2) Interminabile anche la mole di documenti che le aziende sono state costrette a produrre, molti dei quali sarebbero potuti essere presentati come autocertificazione. 3) Inoltre il macchinoso sistema predisposto per l'assistenza alle imprese difficilmente è stato in grado di dare risposte in tempi rapidi. 4) Altro aspetto controverso l'eccessivo peso dato alla valutazione finanziaria dell'azienda, spesso preponderante rispetto all'analisi economica dell'idea progettuale. 5) Molto problematico anche l'accesso al credito per le imprese, che devono contribuire per una buona parte dell'investimento con risorse proprie. Su tutti questi aspetti si auspica un deciso cambio di passo nelle prossime fasi, per non perdere anche questo importante tesoretto di aziende ancora disposte a investire.

«Oltre agli incentivi alle imprese, - continua Bornioli - la Regione aveva stanziato anche 9 milioni per la formazione, 5 per le infrastrutture e 9 per le azioni di contesto, promozione e marketing. Dopo due anni queste misure – la cui attivazione dovrebbe essere del tutto indipendente dai bandi per le imprese – restano per ora lettera morta senza che sia mai stato fatto alcunché per la loro attuazione. Ennesimo esempio di una politica fatta di annunci che mortifica le imprese. Dopo innumerevoli riunioni, iniziate nel 2011 con la fase di preparazione e molte di queste presiedute anche dagli assessori, sono state create forti aspettative, finora deluse. Per questo è necessario una decisa inversione di rotta perché è forte il rischio che si ripetano gli stessi errori emersi nel 2010 con il progetto pilota di Tossilo».

Per informazioni rivolgersi all'Associazione degli Industriali della Sardegna Centrale
Referente: Francesca Puddu - Comunicazione Associativa
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Fax: 0784 233301
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