Laterza: puntare sul binomio cultura-ambiente

«Ciò che conta è il progetto d'insieme» ha sottolineato il vicepresidente Alessandro Laterza ospite al convegno "Cultura e impresa", organizzato a Nuoro il 24 gennaio scorso. «Occorre puntare sulle specificità delle aree interne e sul binomio ambiente-cultura su cui hanno deciso di investire anche l'Ue e lo Stato».

Di seguito pubblichiamo l'intervento integrale del vicepresidente nazionale di Confindustria con delega per il Mezzogiorno, Alessandro Laterza, anche presidente della commissione Cultura di Confindustria.

«Devo in primo luogo riconoscere un debito forte che ho come casa editrice nei confronti di Nuoro, per dire quali sono i fili che poi uniscono le esperienze. Perché tra le tante figure che credo meritino di essere ricordate in questa città, c'è una signora che si chiama Maria Giacobbe, della quale fu pubblicato più di 50 anni fa il libro "Diario di una maestrina" che vinse il premio Viareggio per la prima. Ed è stata una bella esperienza, un bell'incontro con questa persona che è andata poi a fare fortuna in Danimarca. 

Qual è il tema col quale ci dobbiamo misurare oggi? È fuori discussione il fatto che c'è un'attenzione a rintracciare percorsi di sviluppo e di occupazione che siano innovativi, alternativi rispetto a quelli del passato. Io ho un'immagine meno dura rispetto alle esperienze di industrializzazione. Sono per metà tarantino e ho vissuto da vicino tutta la vicenda dell'Ilva, e quindi, se riconosco tutti i limiti di queste esperienze e anche molti problemi che sono nati, e penso che lo stesso percorso possa essere fatto qui, ritengo anche che tali grandi insediamenti industriali hanno portato non solo ricchezza, perché non è solo una questione di soldi, ma hanno portato anche una prospettiva. Hanno cambiato la vita delle persone. Hanno consentito alle persone di far studiare i propri figli, di comprarsi una casa. Tutti fatti che non giustificano nulla degli errori economici o dei problemi ambientali, ma, abbiate pazienza, meritano di essere ricordati per avere una visione completa di quella che è la storia che abbiamo alle spalle.

Non c'è dubbio però che i fenomeni di reindustrializzazione o deindustrializzazione sono fatti all'ordine del giorno. Non sono un problema della Sardegna centrale, sono un problema a livello nazionale, ovviamente con alcune aree di particolare intensità, e in Sardegna ce ne sono e non solo qui nel Nuorese. Per questo proviamo a pensare se c'è una prospettiva di carattere diverso.

Il presidente Bornioli ricordava tutta una serie di dichiarazioni del presidente Squinzi sul tema cultura. Il più recente intervento è stato inserito nell'ultimo numero degli Scenari economici del Centro Studi di Confindustria che presenta un focus specifico sul tema "Cultura motore dello sviluppo".

E ciò significa che pian piano anche nella mentalità confindustriale, e vi assicuro che non è banale e non è ovvia l'iniziativa che stiamo avendo oggi – questo lo dobbiamo sapere – è entrata questa idea forte che su questa classe di attività - quella culturale - bisogna lavorare, rintracciando anche i fili che collegano, sicuramente, la valorizzazione dei beni culturali, a una serie di altre attività connesse (che vanno dall'ICT sino alle capacità di un'industria delle costruzioni o di un'industria chimica di intervenire per mantenere e valorizzare i beni).

Sono tantissime le attività connesse al settore culturale, perché in realtà la cultura, i beni culturali e l'ambiente sono realmente il nostro passaporto per ogni tipo di produzione nel mondo. Noi siamo conosciuti nel mondo per questo, è attraverso questo che siamo in grado di meglio presentare anche cose che con la cultura tecnicamente non hanno niente a che vedere, dove i nessi sono molto più apparentemente lontani.

Veniamo alla questione di come svolgere il tema qui. Come abbiamo avuto modo di vedere qui oggi nel corso del convegno Nuoro, e parlo di Nuoro e della provincia, ha a disposizione un immenso patrimonio di beni culturali e al tempo stesso importanti istituzioni ed enti che fanno e si occupano di cultura. E' evidente dunque che ci sono le risorse, e risorse importante, che necessitano di essere meglio valorizzate. 

Qual è il problema? Occorre prima di tutto ragionare sull'aspetto demografico. In questa realtà ogni ragionamento deve fare riferimento al fatto che tutta quanta la provincia di Nuoro ha circa 160mila abitanti, e se riannettiamo l'Ogliastra arriviamo a 220mila. Questo che cosa significa? Che se è vero che abbiamo il dovere di ragionare anche in termini economici, bisogna anche sapere che questa è una comunità quantitativamente piccola. Per cui tutta la partita si gioca sul fatto che in queste province e in queste città arrivino persone. Questo è un punto essenziale, che fa la differenza con altri contesti in cui la gente già c'è o ci arriva più facilmente. Il che è un altro problema, perché, dice Fois, in Sardegna non c'è il mare, ma il mare, non dico per sfortuna, ma per fortuna c'è e bisogna attraversarlo in un modo o nell'altro per venire qui. Questo è dunque a miop avviso il primo parametro col quale bisogna misurarsi, se no si rischia di immaginare progetti sovradimensionati, con difficoltà di catturare l'attenzione che meriterebbero. Quando noi ci siamo detti che a Casa Deledda ci vengono 25.000 persone: ma certo che è un bellissimo numero. Tecnicamente parlando però sono 50 persone al giorno. Brillantissimo, ma capite che è difficile poi tenere assieme un'offerta così ricca come quella che mi sembra che sia stata descritta.

Con questo non sto suggerendo la resa, ma, al contrario, l'offensiva, per rientrare nelle corde della proposta del presidente Bornioli. Il punto è che bisogna capire come fare di questa serie di solismi preziosi un sistema che si regga insieme. Il punto è cercare di capire come tutto questo sta insieme - vogliamo dire in un sistema? – in una rappresentazione che sia minimamente coordinata. Questo è il punto. Sembra una banalità. So perfettamente, per esperienza personale e confindustriale, che è difficilissimo. Lo sforzo che deve essere fatto è effettivamente quello di mettersi insieme – in Puglia di dice "capa e capa" – testa a testa a cercare di capire quali siano i fili che tengono o che possono tenere assieme un acquario e un museo di arte contemporanea – o la strada del cannonau e la sartoria del signor Modolo. Allora questo è lo sforzo forte che va fatto.

Se voi siete capaci di fare questo sforzo, che è uno sforzo collettivo, io credo che un ragionamento si possa fare e penso anche che vi possiamo dare una mano, non in termini lobbistici, ma in termini di costruzioni del progetto. Se c'è un contenuto – io ne vedo tanti, il problema è farne uno – io credo che una strada ci sia. Di solito si evoca in maniera rituale la partita dei fondi strutturali. Anche qui, non vi voglio tediare: vi do solo una traccia, che però penso sia molto utile per questo contesto. È assolutamente vero che negli obiettivi tematici che sono fissati nella programmazione europea e ovviamente sono stati incorporati nella programmazione nazionale – nell'accordo di partenariato tra Italia e Unione – e che devono essere quindi rispettati, con tutte le flessibilità del mondo, nelle programmazioni regionali, c'è effettivamente l'obiettivo tematico 6 che tratta di ambiente e beni culturali: valorizzazione ambientale e dei beni culturali.

Credo che sia emerso chiaramente che qui a Nuoro e nel Nuorese c'è un incrocio felice tra esperienze, beni culturali, beni archeologici e beni ambientali. Quindi è un punto di vantaggio. Possiamo dirci che è un luogo comune. Sarà un luogo comune, però è diventato un luogo comune che è esplicitamente dentro la programmazione comunitaria, nazionale e obbligatoriamente dentro quella regionale.

Secondo punto, questo più specifico, mi permetto di sollevare l'attenzione sul fatto che, anche qui a livello comunitario, nazionale e quindi regionale, c'è una linea di attenzione specifica alle aree interne. Questa non è un'espressione descrittiva: è un'espressione tecnica. Sono certo che Nuoro e Ogliastra rientrino nei parametri delle aree interne. Questo, dal punto di vista programmatorio è un punto di vantaggio. E questo significa che c'è la possibilità di dare più forza a quei contenuti che vanno ridotti a un contenuto. E c'è la possibilità che, alle fonti di finanziamento regionale, ci possano essere – questo lo dobbiamo verificare: lo faremo e ve lo diremo – che ci sia una linea di finanziamento nazionale che interviene sulle aree interne perché questo è uno dei temi trasversali che deve far parte della programmazione.

Quindi il contesto per poter esprimere una proposta – oggi parliamo di cultura e di industria culturale creativa, ma è chiaro che è un discorso che si può fare anche per altri aspetti – il contesto diciamo è favorevole. Poi come tutte le cose diciamo che non è facile, è complicato, bisogna mettersi d'accordo, bisogna capire come far atterrare queste proposte a livello regionale e nazionale, però qui Confindustria qualche cosina diciamo è in grado di farla. Il punto è avere questa capacità di mettere tutto insieme e, ahimè – perché a me questo discorso, ve lo dico con tutta franchezza, non mi piace – mettere chiaramente in relazione comunque la proposta con questa benedetta storia dei flussi turistici.

Il punto è anche come deviare, intercettare, riuscire ad attrarre un flusso esterno che alimenti tutta questa offerta che è molto ampia e che non credo possa essere risolta poi in un bacino d'utenza di 200.000 persone. E anche se adottiamo - perché quello è un altro criterio, del tutto legittimo - anche se adottiamo l'unità di misura dell'isola, regionale, teoricamente anche questa potrebbe essere in parte utile a riempire gli spazi di un'offerta che si va creando ma credo che, appunto, non in sufficienza.

Ciò che conta dunque è il progetto d'insieme e poi la questione obiettivo tematico ambiente-cultura e tema delle aree interne. Perché lavorare sulle aree interne non è solo un pretesto per ridurre certi divari, certi svantaggi che sono all'interno del nostro Paese. È un discorso molto serio, perché le cosiddette aree interne sono un pezzo non irrilevante di tutto quanto il nostro Paese, e anche certamente della Sardegna, e se non le popoliamo, in senso demografico ma anche in senso di attività e di offerta, il territorio è destinato a decadere. Il fenomeno dell'abbandono non ci deve fare tristezza per una questione sentimentale ma per una preoccupazione, perché dove c'è depopolamento e abbandono del territorio, questo significa che le cose gravi che purtroppo ci sono state anche qui, a partire dal dissesto idrogeologicoe si moltiplicano per N volte. Quindi avere attività, avere le strade del vino, avere Gavoi, avere l'offerta dei musei, è importante anche perché contribuisce a presidiare, nell'interesse collettivo, pezzi importanti del nostro Paese e della nostra storia.

Per informazioni rivolgersi all'Associazione degli Industriali della Sardegna Centrale
Referente: Francesca Puddu - Comunicazione Associativa
Telefono: 0784 233311
Fax: 0784 233301
E-mail: f.puddu@assindnu.it

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