Che impresa! Fare impresa. Confindustria: unità tra chi ha a cuore il futuro del territorio
Appello all'unità e alla collaborazione per rilanciare i temi prioritari dello sviluppo della Sardegna centrale e aprire un confronto con il governo nazionale e la politica regionale. «Lo denunciamo da tempo. La Sardegna centrale è ferma sugli stessi temi irrisolti da decenni. I problemi sono sotti gli occhi di tutti e non vogliamo ripeterli per l’ennesima volta. Da tempo Confindustria evidenzia alcune priorità su cui serve intervenire, per garantire pari dignità a chi vive e fa impresa in questa provincia. Una parità di condizioni che oggi non è assicurata» Il presidente Giovanni Bitti apre il convegno molto partecipato "Che impresa! Fare impresa. Capitale umano e innovazione, sfide per la crescita" che si è svolto lunedì 13 novembre in Camera di commercio a Nuoro con un appello all'unità e alla coesione di tutte le forze istituzionali, economiche e sociali che hanno a cuore il futuro della Sardegna centrale.
«I divari aumentano mentre si arretra sui servizi primari, sanità, scuola, mobilità - ha sottolineato Bitti -. I giovani cercano opportunità in aree più attrattive e le imprese, bloccate da un ambiente poco competitivo, faticano a stare sul mercato. I nostri paesi si svuotano e le comunità perdono rappresentanza politica e forza economica, anche a causa di una ben nota logica dei numeri, che condanna alla marginalità i territori scarsamente popolati e per questo sempre meno rappresentati. Siamo fermi da decenni sui grandi investimenti infrastrutturali, così come siamo bloccati sui principali nodi strategici: servono aree industriali competitive, investimenti su viabilità e reti digitali, una fiscalità compensativa per chi fa impresa, anche per attrarre nuovi investimenti».
«La nostra Organizzazione non vuole arrendersi a uno scenario di immobilismo e di arretratezza. Come Associazione vogliamo dare il nostro contributo per costruire una prospettiva diversa per i giovani e per le imprese. Pensiamo a una prospettiva di sviluppo dove i giovani possano avere la libertà di scegliere se restare e realizzare qui il proprio futuro e dove le imprese possano decidere con serenità di investire e far crescere la propria impresa nel centro Sardegna.
Oggi crediamo che questa libertà non sia garantita al 100% e che molti giovani siano costretti a cercare lavoro e migliori opportunità altrove, spesso fuori regione. Per questo ci chiediamo se lo spopolamento sia un processo irreversibile e se i territori dell’interno siano destinati a invecchiare e a diventare sempre meno attrattivi per le nuove generazioni.
Per la maggior parte delle aziende oggi decidere di fare impresa nel centro Sardegna è un atto di coraggio, e il frutto di una forte passione e di un fortissimo attaccamento al territorio, piuttosto che di una convenienza economica, che se considerata porterebbe molte attività imprenditoriali a spostarsi verso altri territori.
La domanda che ci facciamo è questa: il coraggio da solo può bastare?
Ci avviamo a una nuova campagna elettorale, e come sempre, in ogni campagna elettorale sarà riportato all’attenzione il tema delle aree interne.
Se ne parla da decenni ma tutto resta sulla carta e concretamente si fa poco o nulla per cambiare la situazione.
Finora sono mancate strategie di sviluppo e politiche di lungo respiro.
Crediamo che fino a quando non si risolveranno alcuni nodi strutturali, i ritardi resteranno e si aggraveranno.
La strategia per le aree interne appare sempre più come una strategia dell’abbandono».
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