Bornioli: per la Sardegna centrale servono fatti concreti

Pubblichiamo di seguito e in allegato l'intervento del presidente Roberto Bornioli sul tema della difficile situazione economica, sociale e demografica che continua a penalizzare la Sardegna centrale. Il contributo è stato pubblicato sulla Nuova Sardegna di sabato 12 maggio 2018.    

«La Sardegna centrale è colpita da una grave situazione economica, sociale, demografica e istituzionale. Ecco alcuni esempi, sufficienti a dare il quadro di un intero territorio che sta collassando. 1) La critica situazione delle aree interne penalizzate da spopolamento e pochi servizi, scarse infrastrutture e opportunità di lavoro, soprattutto per i giovani. 2) La forte crisi delle aree industriali e produttive del centro Sardegna, di cui il sito di Ottana-Bolotana è la punta dell’iceberg: enormi divari infrastrutturali, elevati costi di energia e trasporti e mancanza di governance su tutti. 3) Una Provincia meno rappresentativa causa la riforma e il complicato assetto finanziario del Comune di Nuoro, hanno fortemente ridimensionato il ruolo di guida istituzionale del territorio di questi due enti».

«A fronte di un quadro così preoccupante, gli strumenti messi in atto da Stato e Regione nell’ultimo decennio o sono stati insufficienti o non hanno funzionato, a causa di troppe inefficienze e burocrazia: pensiamo per esempio al sostanziale fallimento dei PFSL (piani di filiera e sviluppo locale) o al Piano di Rilancio del Nuorese in campo dal 2015 e ancora inattuato. Per non parlare dell’annunciato e mai realizzato Masterplan per le zone interne. Così la Sardegna centrale - colpita da una pesante deindustrializzazione accompagnata dalla crisi generalizzata di tutti i settori produttivi - non ha avuto come altre aree in Sardegna e in Italia un progetto di riconversione produttiva in grado di favorire la crescita».

«Pur abbandonato a se stesso, dal territorio arrivano alcuni segnali di dinamismo in vari settori, tra cui il turismo, il lapideo, il manifatturiero con in testa l’agroalimentare. Inoltre in alcune aree si nota un certo risveglio di micro e piccole imprese locali, che in solitudine e in un contesto non certo competitivo, stanno dando il via ad autonome iniziative imprenditoriali, anche in assenza di politiche economiche efficaci. Pensiamo anche alle buone performance di aziende importanti come Antica Fornace e Portale Sardegna. tutto ciò lascia intendere che le aziende ci sono e hanno voglia di reagire. Sono questi i primi germogli da far maturare con azioni e strumenti operativi. Per invertire la tendenza non servono misure spot che oltretutto non si concretizzano, ma sono necessari interventi strutturali in grado di favorire la crescita e rendere il contesto realmente competitivo per chi fa impresa. La programmazione territoriale sta fallendo a causa di tempi di attuazione troppo lunghi e per una burocrazia che rende inefficaci gli interventi».

«Confindustria ha presentato da anni le proprie proposte strutturali: fiscalità di vantaggio, decentramento amministrativo; piano per le infrastrutture a cominciare dalla banda larga; interventi nelle aree industriali; provvedimenti legislativi specifici e una governance per le zone interne; sostegno alle imprese e valorizzazione di cultura e ambiente in un’ottica produttiva. A queste proposte, la politica non ha finora dato risposte concrete. Soprattutto servono le risorse e la reale volontà politica di intervenire e portare a termine gli interventi. Il fattore fondamentale è il tempo: ci chiediamo quanti anni passano prima che i progetti annunciati si realizzino. Non si può lasciare sempre l’ultima parola alla burocrazia: occorre semplificare ma soprattutto serve una politica più responsabile che realizza quello che annuncia e lo fa in tempi certi».

 

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