L'intervento integrale del presidente Bornioli al convegno sull'agroalimentare a Macomer

Di seguito pubblichiamo l'intervento integrale del presidente Roberto Bornioli al convegno dello scorso 17 ottobre a Macomer dal tema "L'industria agroalimentare settore strategico per la Sardegna. Il polo agroalimentare del Marghine. Tradizione, Innovazione, Expo 2015, Europa, Export".

«Oltre che fare informazione e fare proposte - e abbiamo due autorevoli esponenti della Giunta regionale cui fare proposte – oggi è l'occasione per costruire ponti. Oggi vogliamo costruire ponti. Vogliamo costruirli tra imprese del mondo agricolo e imprese del mondo agroalimentare; tra associazioni agricole e associazioni industriali; tra imprese e assessorati e, perché no, tra gli stessi assessorati, essendo il settore di interesse di entrambi gli Assessorati qui oggi rappresentati. L'assessorato all'Industria, perché l'agroalimentare appartiene all'industria manifatturiera, ma anche l'assessorato all'Agricoltura perché l'agroalimentare è in strettissima filiera con l'agricoltura. È evidente che se vogliamo far decollare questo settore, strategico in Italia e in Sardegna, ci vuole la massima collaborazione tra tutte le componenti della filiera.

Il Marghine, un po' come tutta la Sardegna centrale, è oggi in forte crisi, una crisi demografica, economica e sociale. Demografica perché è in atto uno spopolamento costante; economica perché le imprese sono in difficoltà; sociale perché sono tanti i lavoratori e le famiglie allo stremo. Tutti i settori produttivi arrancano: certamente l'industria, con il comparto tessile praticamente scomparso (basta pensare alla fine che hanno fatto la Legler, la Queen, l'Alzafil e la FT Calze), ma anche l'edilizia, fortemente in crisi, il commercio allo stremo, e l'agricoltura – come ricordato prima dal dott. Ferranti.

Alla devastante crisi economica che ha colpito tutta Europa, e l'Italia, si aggiunge in Sardegna e in particolare in Sardegna centrale una forte carenza infrastrutturale che fa perdere competitività. Ricordo per esempio il caso – ne potrei citare a decine – di un'azienda del Marghine, Antica Fornace Villa di Chiesa, insediata nell'area industriale di Bolotana, che da 14 anni non ha accesso a internet veloce e che in questi giorni non ha neppure l'acqua potabile. Nel Marghine e in tutta la Sardegna centrale, assistiamo poi a un progressivo arretramento dello Stato. Sappiamo che fine ha fatto il tribunale di Macomer, il carcere di cui è stata ipotizzata la chiusura, e il rischio chiusura o ridimensionamento di altri uffici pubblici nel territorio.

A fronte di una tale situazione di crisi, il Marghine conserva importanti realtà economiche. È presente un importante settore agro-zootecnico, comparto tradizionale con radici profonde nel territorio, ora in difficoltà e che potrebbe sicuramente migliorare le sue performance. Resiste inoltre un polo manifatturiero strategico per il territorio, in cui sicuramente eccelle l'agroindustria. A Bolotana si stanno poi creando le condizioni per un nascente polo della gomma attorno ad Antica Fornace Villa di Chiesta. Ma il territorio è ricco di tante altre realtà produttive, tutte con notevoli potenzialità.

Prima del convegno, ho visitato diverse aziende nel territorio, e tra queste voglio citare in particolare il caseificio Sias come esempio straordinario di impresa che, da un lato, fa allevamento e, dall'altro, possiede un caseificio e produce formaggi. L'azienda ha la filiera in casa, e questa è la strada che bisogna percorrere. È questo che intendo quando sollecito la necessità di costruire ponti. L'azienda Sias ha costruito ponti per se stessa e l'ha fatto molto bene. Non sempre entrambi gli elementi della filiera – la parte allevamento e quella di trasformazione – possono far capo a una stessa azienda, ma certamente è indispensabile creare questi ponti, creare collaborazione tra i due comparti della filiera.

Un mese fa l'associazione di Macomer ProPositivo ha condotto un'indagine sul territorio di Macomer realizzando 400 interviste. Sulla base del sondaggio – questo mi ha colpito – il 46% dei cittadini di Macomer credono sia importante investire nel settore industriale e il 36% nel settore zootecnico. Ben il 70% ritiene poi prioritario investire sul turismo rurale e sul patrimonio archeologico locali. Perché non bisogna creare steccati, magari demonizzando l'industria e il mondo delle imprese. Occorre puntare non su un singolo settore ma su un'economia integrata, in cui tutti i settori siano protagonisti e investire sullo sviluppo di tutte le risorse e le potenzialità del territorio.

Passiamo da quello che pensano i cittadini di Macomer a ciò che si fa in Europa, la quale ritiene prioritario puntare sull'industria manifatturiera. L'Europa ha finalmente abbandonato la visione di un'economia post-industriale basata sui servizi e sulla finanza – che hanno portato al disastro – e sta puntando sull'industria manifatturiera driver della crescita e dell'occupazione. Anche considerato che l'80% dell'export dell'Ue dipende da questo settore ed è il settore che crea i posti di lavoro più qualificati e meglio retribuiti in Europa.

All'inizio dell'anno, prima la Commissione poi il Consiglio– hanno approvato la comunicazione "Verso un rinascimento industriale europeo". L'obiettivo è di portare il PIL dell'industria manifatturiera europea dall'attuale 14% al 20% entro il 2020. Per ottenere questo risultato la Ue ha messo in bilancio 150 miliardi di euro, un sesto dell'intero bilancio dell'Unione. L'Europa pensa a un'industria nuova, non più l'industria pesante ma innovativa, tecnologica ed ecocompatibile, in linea con il pacchetto europeo "Clima e Energia". L'Europa ritiene che per perseguire uno sviluppo sostenibile occorra puntare – per esempio – sull'agroindustria sostenibile, veicoli verdi, stampanti 3D, reti intelligenti, bio-edilizia, prodotti innovativi e meno inquinanti. Nei prossimi anni l'Europa investirà circa 150 miliardi di euro sull'innovazione, sulla ricerca e sulla tecnologia, un'occasione formidabile che dobbiamo assolutamente cogliere anche in Sardegna. È fondamentale quindi non sprecare più i fondi europei, come in passato, in sagre paesane, interventi a pioggia e cose inutili ma puntare su questo tipo di attività.

Approfitto della presenza dei due Assessori per dire che abbiamo letto con attenzione la bozza di Piano regionale di sviluppo recentemente illustrato dalla Giunta. Il documento purtroppo non contempla il settore industriale e neppure quello manifatturiero. Ora, al di là del 2015 bisogna pensare anche ai fondi europei stanziati per il periodo 2014-2020, ed è dunque necessario porre immediatamente rimedio a questa situazione. Abbiamo tutto il tempo perché siamo al primo anno: abbiamo sei anni di tempo per puntare ancora su questo tipo di industria, innovativa, avanzata e compatibile con l'ambiente.

Come Confindustria facciamo cinque proposte per il Marghine, in linea peraltro con il Piano di rilancio per il Nuorese, che il Tavolo di partenariato – costituito dalla Provincia, dai Comuni di Nuoro, Macomer, Siniscola, e dalle Associazioni di categoria, comprese Confindustria e Confagricoltura – ha predisposto e ha presentato al presidente della Giunta Pigliaru.


1) AREE DI CRISI: I 20 milioni di euro che derivano dall'Accordo di Programma di Tossilo, quello pilota, rimangano nel territorio. Su questo siamo perfettamente d'accordo con i sindaci e la comunità del Marghine. Per quanto riguarda il nuovo bando per le Aree di Crisi - che stanzia 50 milioni di euro per quattro aree della Sardegna centrale – Marghine compreso – è poi essenziale semplificare e accelerare le procedure facilitando l'accesso al credito alle aziende. Avete sentito il grido di dolore di Pierpaolo Milia poco fa: le imprese hanno ormai sfiducia in questo strumento, che è invece importante, perché punta proprio sul manifatturiero, sul turismo e sull'agroalimentare. Occorre dunque apportare correttivi e far partire subito gli interventi, viceversa le imprese non lo utilizzeranno.
2) INFRASTRUTTURE: Bisogna assolutamente migliorare le infrastrutture per essere competitivi, soprattutto nelle aree industriali.
3) CULTURA E AMBIENTE: Il Marghine – come altre aree della Sardegna centrale – possiede un patrimonio culturale e ambientale formidabile da valorizzare per creare posti di lavoro e sviluppo. Un esempio: bisogna assolutamente difendere e sostenere la Fiera del Libro di Macomer; è stata messa a rischio ma occorre sostenerla perché può creare crescita e occupazione. Per quanto riguarda l'ambiente, è indispensabile la creazione di marchi d'area e aree protette. L'istituzione del parco di Badde Salighes a Bolotana potrebbe essere un esempio. So che il sindaco Manconi, qui presente, ci tiene e ci sta puntando. Il modello è quello del parco regionale di Tepilora, un'altra realtà che, come Confindustria, sosteniamo a spada tratta. Un parco che nasce dal basso per volontà delle popolazioni e dei comuni di Bitti, Posada, Torpè e Lodè. Iniziativa che potrebbe consentire, da un lato, la difesa dell'ambiente e, dall'altro, anche sviluppo.
4) SERVIZI PUBBLICI: Bisogna difenderli assolutamente. Bene fanno il sindaco di Macomer e il territorio a difendere con le unghie e con i denti tutti i presidi fondamentali; pur nella necessaria opera di razionalizzazione, dobbiamo difendere a spada tratta scuola e sanità nonché gli altri servizi pubblici sul territorio, viceversa lo spopolamento aumenterà. Qui non rimarrà più nessuno: ce ne andiamo tutti a Cagliari e a Olbia e torniamo qua solo nel fine settimana a fare un giretto con la famiglia.
5) ECONOMIA INTEGRATA: Manifatturiero, agroalimentare, agro-zootecnia, cultura e ambiente: dobbiamo puntare sulle risorse di cui dispone il territorio, esistenti e potenziali.

 

 

IL POLO DELL'AGROALIMENTARE NEL MARGHINE

Il polo agroalimentare del Marghine è costituito da aziende di eccellenza. Un'eccellenza è sicuramente il settore lattiero-caseario: con Fois, Sias, Lacesa, ma anche tante altre aziende. È presente poi l'industria di trasformazione delle carni con Forma e Milia, le produzioni di farine con Brundu, di mangimi con Profenda, alimenti per animali con Alimenta. Poi ancora il pane con Atzori, la pasta fresca di Denti&C. e altre realtà. Il fatturato del settore agroindustriale del Marghine è pari a 70 milioni di euro, la metà – come diceva anche Ferranti – del fatturato nuorese. Dalla pubblicazione della Regione "Le imprese guida in Sardegna" – si evince che tra le prime aziende per fatturato ci sono tante aziende del Marghine – in particolare Macomer e Bortigali – che sono ai primissimi posti. Esattamente ben 4 sulle prime cinque posizioni, e 5 nelle prime sette. Altri poli importanti sono presenti a Dorgali, Fonni, Tonara e Irgoli.

Alcuni numeri del settore agroindustriale in Sardegna

Il settore dell'industria manifatturiera sarda – che negli ultimi sei anni di crisi è calato fino al 6% dell'incidenza sul PIL – dà ancora 52.000 occupati e 829 milioni di euro di export. A questo settore contribuisce l'agroindustria per 168 milioni di export nel 2013 e 11.000 occupati, e vale l1,2% del PIL sardo. L'agricoltura da sola esporta solo 6 milioni di euro, conta 39.000 occupati e vale appena il 3% del PIL. Per questo hanno detto bene poco fa Massimiliano e Pierpaolo dicendo: "i prodotti agricoli bisogna poi trasformarli se vogliamo pensare alla loro valorizzazione".
Per noi l'agroalimentare è un orgoglio. È un settore cui teniamo tantissimo come Confindustria, anche a livello regionale. L'agroalimentare è una ricchezza e un settore cardine del nostro territorio ma si potrebbe fare molto ma molto di più. Esaminando l'export dell'agroindustria sarda – che vale 168 milioni di euro – osserviamo che ben 112 sono fatturati dai formaggi. Vini e bevande esportano per 25 milioni di euro, e tutto il resto a scendere. Come vedete ci sono delle potenzialità inespresse, perché se togliamo i formaggi non è che esportiamo così tanto. Occorre dunque puntare a migliorare le performance dell'export.

Giusto per dare un termine di paragone, vediamo i dati del settore agroalimentare in Italia che nel 2013 ha fatturato 132 miliardi di euro ed è in crescita. Nonostante la crisi, il comparto in Italia ha migliorato le performance, essendo uno dei settori che punta tantissimo sull'export. In Italia – lo sappiamo – c'è una crisi devastante, e le imprese che si sono difese meglio sono quelle che esportano, perché il mercato interno, come sappiamo, è debole e in crisi. L'agroindustria italiana conta 63.000 imprese, 385.000 addetti, l'export vale 26 miliardi di euro e la differenza tra import ed export è positiva, per quasi 7 miliardi di euro a favore dell'export. L'agroalimentare è il settore che in Italia esporta di più, dopo il comparto metalmeccanico. Tutti dati che ci fanno capire l'importanza dell'agroindustria in Italia e le potenzialità inespresse per la Sardegna.

Ecco le proposte di Confindustria per l'agroalimentare sardo.

- COLLABORAZIONE TRA SOGGETTI DELLA FILIERA E ASSESSORATI. Innanzi tutto, COSTRUIAMO I PONTI: è necessaria maggiore collaborazione tra i soggetti della filiera, tra le associazioni, tra gli assessorati, tra le associazioni e gli assessorati. Questo è un punto cruciale che bisogna riuscire a esplicitare in concreto.

- PIÙ AGGREGAZIONE, EXPORT ED EXPO 2015. PUNTIAMO SULLE RETI DI IMPRESA che danno forza al settore. Lo abbiamo visto con la nostra rete MANNA Gusto Sardegna. Le aggregazioni possono essere un ottimo trampolino di lancio, soprattutto per l'export. L'anno prossimo si svolgerà Expò 2015 l'esposizione incentrata sul cibo, sull'alimentazione, quindi sull'agroindustria. Mi rivolgo agli assessori: occorre un piano di coordinamento e un progetto regionale messo a punto dalla Giunta. So che l'assessore al Turismo è stato incaricato di fare un po' da collettore per questo progetto. È importante però che proprio gli Assessorati all'Agricoltura e all'Industria svolgano un ruolo chiave essendo essi fondamentali per le politiche dedicate all'agroalimentare. Forse siamo anche già in ritardo. All'Expo 2015 occorre un'iniziativa forte col marchio Sardegna. L'agroalimentare in primis, ma attenzione: non solo l'agroalimentare, perché ci sono tanti altri prodotti made in Sardinia che potrebbero essere lanciati in questa importante manifestazione.

- LOTTA ALLA CONTRAFFAZIONE E ALL'ITALIAN SOUNDING. La Confindustria è assolutamente per la legalità, il fenomeno della contraffazione danneggia fortemente le aziende italiane e sarde. Al tempo stesso però non è bene che vengano diffusi messaggi dannosi sull'origine delle materie prime. Non dobbiamo mettere sabbia negli ingranaggi. Dobbiamo lavorare tutti in sintonia, ma non a favore di una componente della filiera e a sfavore dell'altra. Le materie prime, come abbiamo detto, non sono sufficienti. In Italia si stima che il 72% delle materie prime per l'agroalimentare siano italiane. Per quanto riguarda il restante 28%, l'industria agroalimentare italiana è strutturalmente obbligata a importarlo dall'estero. Lo stesso problema è presente in Sardegna. È evidente che, se c'è la peste suina, non si possono utilizzare i maiali sardi per produrre i salumi: mancano le materie prime. E non dobbiamo quindi lanciare messaggi dannosi sulle produzioni agroalimentari che non usano materie prime sarde.

Occorre invece lavorare per far sì che le materie prime sarde ci siano. Siamo assolutamente a favore del comparto agricolo, ma occorre risolvere I VERI PROBLEMI DEL SETTORE AGRICOLO. È bene ricordare che in Sardegna le famiglie mangiano l'80% della frutta, della verdura e della carne di importazione. Eppure siamo due gatti in Sardegna. Siamo pochi, ma non riusciamo nemmeno a produrre gli alimenti per il nostro consumo. E questo vale anche per le produzioni agroalimentari. Purtroppo l'incidenza dell'agricoltura sul PIL sardo è pari al 3%. Bisogna lavorare almeno per raddoppiarlo e portarlo almeno al 6%. Raddoppiare non è facile, ma bisogna puntarci. Quali sono i problemi di questo settore?

La PESTE SUINA e la LINGUA BLU, per esempio. Qualcuno li ha già ricordati. Bisogna assolutamente risolvere questi problemi che riguardano la sicurezza e la sanità animale. Credo che l'assessore alla Sanità e l'assessore all'Agricoltura stiano fortemente lavorando su questi temi, e speriamo che dopo decenni di peste suina si riesca a risolvere il problema. Poi c'è il problema della PRODUTTIVITA DEI TERRENI AGRICOLI, che in Sardegna è bassa. Altro tema è l'utilizzo di 1,3 miliardi dal PIANO DI SVILUPPO RURALE e dei fondi europei che devono essere spesi bene per rivitalizzare il settore agricolo. Questa è una grandissima sfida, nella quale speriamo di essere coinvolti per dare un contributo, per sostenere l'agroalimentare, e i comparti del sughero e del legno per esempio. Perché i prodotti agricoli, ma anche il sughero e il legname devono essere lavorati: a valle c'è l'industria e il manifatturiero, quindi anche noi come Confindustria possiamo dare il nostro contributo su queste tematiche. Questa è una proposta che faccio all'assessore: coinvolgeteci. Coinvolgeteci sull'Expo 2015 e sul Piano di Sviluppo Rurale.

Altro punto da affrontare – dalle notizie sulla stampa sappiamo che ci stanno lavorando la Giunta e l'assessore Falchi – è relativo all'EFFICIENZA DEGLI ENTI REGIONALI DEL COMPARTO, occorre una adeguata ristrutturazione.

È poi NECESSARIO INDIVIDUARE DELLE SOLUZIONI SUI DEBITI DELLE AZIENDE AGRICOLE, pari a 800 milioni di euro. Credo che l'assessore, la Sfirs, ma anche le banche – vedo qua il Dott. Cuccurese – ci stiano lavorando. Bisogna che le aziende agricole siano liberate da questo fardello di debiti, che poi non consente di svilupparsi, di fare ricerca, di far formazione, di fare produzione.

Ecco: lavoriamo su questi punti che sono i veri problemi del settore agricolo sardo. Ce ne sono sicuramente anche degli altri, ma se si lavora bene su questi temi di sicuro l'incidenza sul PIL del settore agricolo potrà fortemente migliorare, e a quel punto il settore agroalimentare sardo avrà a disposizione le materie prime che l'agricoltura e l'allevamento potranno mettere a disposizione del comparto agroindustriale.

Noi continuiamo a costruire ponti. Noi per quanto ci riguarda offriamo tutta la massima collaborazione per operare al meglio, sia per il bene delle aziende che per il bene della Sardegna.

 

Roberto Bornioli, presidente Confindustria Sardegna Centrale