Crollo dell'edilizia. Intervento presidente P. Mastio

Nuoro, 20 FEBBRAIO 2013

COMUNICATO STAMPA

Del presidente della Sezione Costruttori Edili dell’Associazione,

PEPPINO MASTIO

IL CROLLO DELL'EDILIZIA NELLA SARDEGNA CENTRALE:

SENZA IL RIAVVIO DEL SETTORE E' IMPOSSIBILE LA RINASCITA ECONOMICA

 

L'edilizia è il settore economico che ha subito le perdite maggiori di occupati. Negli ultimi 5 anni  nell'isola hanno perso il posto 22.600 addetti. In provincia di Nuoro e Ogliastra gli iscritti alle Casse Edili sono diminuiti del 50%. Dal punto di vista strettamente economico le imprese edili in regime di procedura fallimentare sono salite del 55% e dal 2007 ad oggi la compravendita di immobili è scesa del 43% e Nuoro fa rilevare un calo più marcato della media sarda. Numeri drammatici che riassumono la più grave crisi del settore che così piomba indietro di 40 anni.

Le cause sono note e ben evidenziate dal recente V° rapporto Costruzioni ANCE Sardegna: crisi generale, ritardi nei pagamenti del lavori da parte della P.A., patto di stabilità, burocrazia vischiosa e paralizzante e crescente difficoltà di accesso al credito.

L'analisi dell'ANCE sugli effetti del patto di stabilità non lascia margini di ottimismo: nonostante la legge di Stabilità 2013 apporti 2,4 miliardi di Euro, il contemporaneo irrigidimento del patto di stabilità per gli Enti Locali  per un importo di 1,6 miliardi ne annulla gli effetti. Le casse dei comuni sardi contengono 641 milioni di Euro da investire per infrastrutture ma sono bloccati dal patto di Stabilità. Quasi la metà di questa cifra accumulata negli ultimi 5 anni poteva essere utilizzata per pagare i lavori svolti dalle imprese. Gli appalti attivati nelle nostre provincie sono oggi modesti e vi partecipano anche centinaia di imprese (mediamente il 30% non è nemmeno regionale).         

Il momento delle analisi e delle dichiarazioni di intenti è finito: occorre agire immediatamente con iniziative urgenti e non più rimandabili.

Il primo intervento richiede una coraggiosa "forzatura" da parte degli Enti locali per smaltire i debiti pregressi verso le imprese. Va inoltre avviato un immediato progetto di riqualificazione urbana ed il rilancio dell'edilizia sociale. I primi interventi devono riguardare il patrimonio scolastico privilegiando forme di collaborazione pubblico-privata che consentano l'apporto di capitali privati. Un altro importantissimo intervento è la riqualificazione delle infrastrutture ricettive, sia pubbliche che private. In termini reali si devono sbloccare le risorse per potenziare i porti turistici delle nostre province e garantire forme di incentivazione per riqualificare le infrastrutture ricettive pubbliche e private. Ma non è pensabile realizzare questi progetti senza ridefinire le regole del rapporto con le banche e con una semplificazione della burocrazia. Manca l'applicazione di poteri sostitutivi in caso di inerzia degli enti inadempienti ed oggi  l'avvio di un cantiere, la concessione edilizia, l'ottenimento di una DUAP, sono una roulette russa dove  la posta in gioco è sempre più spesso la vita dell'impresa. E nel caso di quella edile la crisi coinvolge ancor più profondamente tutto il sistema economico locale in quanto ogni occupato dell'edilizia genera 2,5 posti di lavoro nell'indotto. Il riavvio dell'economia non puo' dunque fare a meno di un robusto e sano tessuto di imprese edili.

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