Ottana: ecco perché si rischia la desertificazione industriale

Nuoro, 11 settembre 2012


Ottana: Ecco perché si rischia la desertificazione industriale

Rilevante impatto anche a livello regionale

La grave situazione che in questo momento interessa il sito di Ottana rischia di determinare la chiusura di 30 imprese e la perdita di 500 posti di lavoro. Infatti, oltre le realtà di Ottana Energia e Ottana Polimeri che contano 230 lavoratori diretti, si rischia di mettere in crisi sia le altre aziende insediate nel sito industriale che tutte le piccole imprese appaltatrici, sia locali che esterne, che operano nei settori dei trasporti, delle manutenzioni e dei servizi. Vediamo il perché.

Come ormai noto la fermata della centrale di Ottana Energia, che fornisce il vapore oltre a tutta una serie di utilities ad Ottana Polimeri, provocherebbe anche il blocco di quest'ultima. Inoltre una immediata conseguenza sarebbe l'impatto su Biopower Sardegna, completamente gestita dagli uomini di Ottana Energia. Le tre società, insieme, fatturano 400 milioni di euro l'anno. A cascata andrebbe in crisi anche il Consorzio industriale provinciale (40 lavoratori) in quanto il 90% delle sue entrate dipendono dalle aziende suddette. L'attuale dirigenza del Cip ha operato negli ultimi mesi una positiva razionalizzazione degli organici e delle attività. Il Consorzio oltre ad occuparsi della gestione delle aree e della realizzazione delle necessarie infrastrutturazioni, fornisce anche servizi essenziali alle aziende del sito quali l'illuminazione, le manutenzioni e soprattutto gestione del depuratore consortile.

Il blocco di Ottana Energia e del Consorzio Industriale sarebbe inoltre di immediato impatto su altre aziende che operano nel sito come la Corstyrene (15 lavoratori) ed altre piccole aziende che non potrebbero più servirsi di servizi ed utilities fondamentali e strategici (vapore, depurazioni ecc) e precluderebbe ogni ipotesi di futuro per la Lorica Sud (35 dipendenti) . Cosi come subito ne risentirebbero in maniera grave tutte le aziende che operano nel settore della manutenzione, la maggior parte delle quali insediate nel sito. Basti pensare a realtà quali la S.i.m.m.e. (20 dipendenti), la S.i.m.e 2000 (15 lavoratori) la Sgm, la Ciclat e tutta una serie di altre aziende che garantiscono occupazione a circa 100 lavoratori.

Altro settore che sarebbe interessato dalle infauste conseguenze innescate dalla fermata della centrale sarebbe quello dei trasporti che, grazie ad aziende locali ( per citarne qualcuna la Co.ce.sa di Ottana, Oggianu di Silanus) ed esterne, occupa circa 60 lavoratori di Ottana e dei paesi limitrofi. Anche l'attigua area industriale di Bolotana, dove operano 13 aziende per un totale di 220 lavoratori, anch'essa sotto la competenza gestionale del Consorzio Industriale, avrebbe serie conseguenze: pensiamo ad un'azienda come Antica Fornace (110 lavoratori) e che utilizza alcuni servizi essenziali forniti dal Consorzio Industriale, la depurazione su tutti.

Non vanno infine trascurate tutte quelle aziende di Ottana, Nuoro e del territorio che forniscono servizi e materiali: basti pensare a progettisti, movimento terra, imprese elettriche, videosorveglianza, che rappresentano una serie di possibilità occupazionali aggiuntive che verrebbero meno.

Ma è fondamentale chiarire un altro aspetto che probabilmente da più parti è stato trascurato. La crisi innescata dalla eventuale chiusura della centrale di Ottana avrebbe anche una portata regionale. Ottana Polimeri acquisisce circa 70.000 tonnellate all'anno di paraxilene dalla Polimeri Europa di Sarroch. La crisi di OP, si ripercuoterebbe immediatamente sulla stessa azienda fornitrice che di recente aveva dichiarato di voler investire su altre 70.000 tonnellate del prodotto. Ottana Energia inoltre acquista quantità rilevanti di prodotti petroliferi dalla Saras e dalla Ivi Petrolifera di Oristano, le cui attività sarebbero penalizzate dalla chiusura di Ottana. E come non considerare l'impatto negativo che lo stop della centrale determinerebbe sui porti industriali di Cagliari e Oristano? Il porto canale di Cagliari esporta il pet prodotto da Ottana Polimeri che è il principale cliente della CICT per quanto riguarda i containers in uscita dalla Sardegna.

È pertanto facile pertanto immaginare le conseguenze che si innescherebbero dal blocco della Centrale: un effetto domino di tale portata, per un territorio già in preda ad una crisi economica e sociale senza precedenti, non potrebbe che rappresentare un grave colpo per il sistema produttivo della Sardegna Centrale. Avrebbe inoltre effetti critici sulla filiera chimica sarda e sulla stessa economia regionale.

Per informazioni rivolgersi all'Associazione degli Industriali della Sardegna Centrale
Referente: Marco Denti
Telefono: 0784 233315
Fax: 0784 233301
E-mail: m.denti@assindnu.it

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